La discografia è un campo particolarmente soggetto all’influenza causata dalla volubilità del pubblico e dalle conseguenti tendenze che vengono a crearsi all’interno di esso, ragion per cui quella musicale è un’arte che non sempre si rivela in grado di avere la meglio sul tempo.
Proprio a questo proposito, Jersey Boys, film per la regia di Clint Eastwood ispirato all’omonimo musical broadwayano, si pone come intento principale quello di raccontare la storia di uno dei gruppi rock/pop più memorabili degli anni ’60 e ’70, i The Four Seasons, permettendo contemporaneamente allo spettatore di fruire dei loro successi mai troppo vecchi per essere apprezzati.
Trama
Nel New Jersey degli anni ’50 troviamo Francesco Castelluccio, un ragazzo di origini italiane dotato di uno straordinario talento canoro. Ad incoraggiare questo prodigio ad intraprendere la carriera del cantante sono in tanti, tra i quali spicca Tommy DeVito, un delinquente che di sera si esibisce in diversi locali con i The Variety Trio, il gruppo da lui fondato che ben presto vedrà proprio “Frankie” come voce principale. Comincia così la graduale ascesa al successo dei The Four Seasons, qui raccontata tramite una narrazione a cornice portata avanti dagli stessi personaggi protagonisti tramite la rottura della quarta parete.
Quello che subito salta all’occhio è la lodevole presenza di una massiccia quantità di umorismo in grado di alleggerire i toni di un film che, in realtà, è perfettamente capace di prendersi sul serio. L’alternarsi di scene leggere e transitorie ad altre ben più importanti ai fini narrativi e dai toni un po’ più drammatici fornisce un solido bilanciamento a questo doppio volto della narrazione, rendendola facilmente fruibile da chiunque.
C’è da precisare che questo prodotto non è in alcun modo considerabile un musical, nonostante la progressione della trama venga costantemente interrotta per dare spazio alle performance musicali dei protagonisti. Tuttavia, questi brevi intermezzi non risultano affatto fastidiosi perché ben contestualizzati all’interno della narrazione; la sensazione che si riceve è che le canzoni proposte facciano parte della storia stessa perché frequentemente il lancio di un nuovo successo dei The Four Seasons coincide con un loro nuovo traguardo.
A questo proposito, a rendere lo sviluppo narrativo intrigante è proprio la curiosità che lo spettatore è spinto a nutrire per il destino del gruppo. Questa è una storia particolarmente interessante che tende a tenere col fiato sospeso, nonostante i temi trattati possano non risultare molto esaltanti.
È assolutamente da lodare l’attenzione riposta nella caratterizzazione dei personaggi e nella loro esplorazione. Infatti, viene messa una certa enfasi proprio sulle personalità dei protagonisti e sui loro pensieri, sulle loro opinioni e sulle interazioni che essi hanno tra di loro. Ciò diventa particolarmente evidente nella seconda metà del film, quella dedicata alla lenta disgregazione del gruppo.
Proprio da quel punto, però, la narrazione comincia a perdere qualche colpo per quanto riguarda la progressione della storia. Infatti, se essa è, fino a quel momento, caratterizzata da dei ritmi particolarmente serrati, in seguito rallenta improvvisamente il passo in maniera decisamente drastica, spiazzando lo spettatore e tendendo quasi a farlo disinteressare.
Tecnica & Contenuti Speciali
Oltre che al disco, la confezione include un codice che permette di scaricare una copia in digitale del film distribuito in alta definizione a 1080p. Una scelta visiva che è possibile apprezzare è la desaturazione delle tonalità che porta ad una smorzatura dei colori in grado di fornire al film un opportuno aspetto retrò.
Per quanto riguarda l’audio abbiamo il supporto al Dolby Digital 5.1 che permette di apprezzare al meglio sia l’azzeccato doppiaggio italiano che la straordinaria colonna sonora composta da classici intramontabili come “December, 1963″ o “Big Girls Don’t Cry”.
Troviamo inclusi degli extra che nel complesso possono, purtroppo, definirsi appena sufficienti per via della scarsezza di contenuti che vengono proposti. Non manca, com’è ovvio che sia, un dietro le quinte (“From Broadway to the Big Screen”) che parte dalle origini del progetto fino alla sua concretizzazione. L’offerta comprende anche “Too Good to Be True”, nel quale Donnie Kehr racconta della sua esperienza con questo film, e “‘Oh, What a Night’ To Remember”, un interessante making of della spettacolare scena finale del film.
Conclusioni
Jersey Boys è un film capace di fornire un interessante e dettagliato quadro storico relativamente ad uno dei fenomeni musicali simbolo di qualche generazione fa, pur con qualche rallentamento nei ritmi narrativi. La visione è consigliata soprattutto a chi non conosce il soggetto che ha ispirato il film.